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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 27
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originale
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[27] quod quoniam non placet, aperta simplexque mens nulla re adiuncta, quae sentire possit, fugere intellegentiae nostrae vim et notionem videtur. Crotoniates autem Alcmaeo, qui soli et lunae reliquisque sideribus animoque praeterea divinitatem dedit, non sensit sese mortalibus rebus inmortalitatem dare. Nam Pythagoras, qui censuit animum esse per naturam rerum omnem intentum et commeantem, ex quo nostri animi carperentur, non vidit distractione humanorum animorum discerpi et lacerari deum, et cum miseri animi essent, quod plerisque contingeret, tum dei partem esse miseram, quod fieri non potest.
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traduzione
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27. Ma poich? questo egli non lo ammette, la sua mente pura e semplice, priva di ogni contaminazione con una
sostanza materiale che ne permetta una attivit? sensibile, sembra sfuggire ogni nostra capacit? di comprensione. Il
crotoniate Alcmeone poi, che attribu? natura divina al sole, alla luna e ai rimanenti corpi celesti, nonch? all'anima, non
s'accorse che attribuiva l'immortalit? ad esseri mortali.
Infatti Pitagora che concep? un'anima diffusa e circolante in tutta la natura dalla quale trarrebbero origine le
nostre anime individuali, non s'avvide che codesta separazione delle anime umane dall'anima universale provocherebbe
una lacerazione della sostanza divina e che la quasi generale infelicit? degli umani spiriti trarrebbe con s? l'assurda
conseguenza che una parte della divinit? possa essere infelice.
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